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La lezione di Noam


Tra le storie di ALYN che abbiamo raccolto, questa è davvero speciale, anche perché è raccontata proprio dal suo protagonista: Noam, un ragazzo di 16 anni che ha imparato tanto proprio dopo che la vita gli ha tolto tutto ciò che gli sembrava più importante. 



Mi chiamo Noam, ho 16 anni e vengo da Be'er Sheva. Ho una storia che non avrei mai pensato di raccontare a un'età così giovane. È iniziato come un normale venerdì, con il nostro solito gruppo dell’associazione giovanile B’nei Akiva. Ci piace passare il tempo tra risate, giochi e scherzi. A un certo punto, uno degli amici ha suggerito qualcosa che sembrava un po' pericoloso, ma ho deciso di andare avanti. “Cosa mai potrebbe capitare?” mi sono detto. Col senno di poi, quello è stato il momento in cui la mia vita è cambiata.

Il gioco era rincorrersi sul tendone che copre il cortile. Non sono passati molti minuti, e improvvisamente si è squarciato. Sono caduto di sotto e ho subito capito che era grave. Molto grave. Non riuscivo più a muovermi. In pochi minuti è arrivata l'ambulanza, e da lì tutto è capitato in fretta. Ospedale di Soroka, operazioni e shock. Alla fine sono arrivato all'ospedale ALYN dove ora trascorro quasi tutti i miei giorni da ormai sei mesi.

Se c'è qualcosa che voglio dire ai giovani che mi stanno leggendo, è semplicemente: pensateci due volte prima di cedere alla pressione sociale del vostro gruppo e fare sciocchezze. Proprio una settimana prima di farmi male, abbiamo fatto un altro 'gioco' stupido procurandoci svenimenti volontari, ma siamo anche saliti sui tetti e abbiamo fatto diverse cose pericolose senza pensarci due volte. Oggi capisco quanto fossimo irresponsabili. Sul momento ti senti figo, ma la verità è che puoi rovinarti il resto della tua esistenza.

Anche la mia famiglia è stata travolta. Mio fratello era a Gaza per il servizio militare e pensavano addirittura che fosse lui a essersi fatto male. Ma da quel dolore è emersa anche una cosa incredibile: ho scoperto quanto sia forte e unita la mia famiglia. Nei momenti più bui sono stati lì per me e non mi hanno mai abbandonato. Questo ci ha uniti come mai prima.

Oggi sono su una sedia a rotelle. Invece di iniziare il secondo anno delle superiori come tutti, sto affrontando una giornata di fisioterapia, idroterapia, terapia occupazionale – e ore di lezione nel centro di apprendimento dell'ospedale ALYN. Non è facile essere lontano da casa e dagli amici, ma qui ad ALYN ho trovato una nuova casa. Il personale medico, i terapisti, gli insegnanti – tutti sono diventati parte dalla mia vita, e mi sostengono non solo fisicamente, ma anche mentalmente.

Ci sono momenti in cui mi chiedo perché sia successo proprio a me. Ma non lascio che questo mi abbatta. Invece, mi concentro su ciò che ho e su cosa posso fare. Ho imparato ad apprezzare ogni piccola cosa, anche quelle che sembrano scontate – ogni respiro, ogni movimento.

Una parte significativa della mia guarigione qui all'ALYN Hospital non è stata solo nei trattamenti fisici, ma anche nell'aspetto mentale e sociale. ALYN non è solo un ospedale: è un luogo che connette persone in situazioni diverse ma con sentimenti simili, ti permette di conoscere altre famiglie che stanno affrontando un viaggio simile, ascoltare le loro storie e vivere un dolore e una speranza comuni.

Sapere che non siamo soli, che ci sono altre persone che comprendono esattamente ciò che sto attraversando, è qualcosa che le parole non possono descrivere. Ogni giorno impariamo quanto sia utile il supporto reciproco, quanto rafforzi tutti noi e dia speranza. Non combatto solo io, combattiamo insieme, ed è questo mi dà la spinta per alzarmi e andare avanti.

Una delle cose che mi aiutano di più è il calcio. Prima dell'incidente, ero un arbitro di calcio e questo era un aspetto importante della mia vita. Quando sono arrivato all'ALYN Hospital, il mio insegnante Hanne mi ha aiutato a organizzare un torneo di calcio per i bambini in cura qui. Era importante per noi che tutti potessero giocare secondo regole che si adattassero alle loro capacità. Quel momento mi ha ridato la sensazione di contribuire ancora, di essere parte di qualcosa di grande.

La cosa più importante è che solo ora ho scoperto quanto sono forte. Prima dell'incidente, pensavo a situazioni difficili come se fossero la fine del mondo. Oggi capisco che la vita continua e che, anche quando la situazione è difficile, ho la forza di continuare a combattere. Ogni giorno dimostro a me stesso che si può affrontare e persino imparare da questo.

Il mio sogno? Alzarmi e camminare di nuovo, ovviamente. Ma ho anche altri sogni – progredire nei miei studi, magari incontrare Elon Musk. Non mi vergogno più di sognare in grande. La mia vita è cambiata, ma sono pronto ad affrontare tutto ciò che verrà. Quindi dico a chiunque stia leggendo la mia storia: non arrendetevi. Anche se cadete, dovete rialzarvi. Sono qui per mostrarvi che è possibile.

 
 
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